Prima c’era il porno, adesso c’è il #FoodPorn.
Non fatevi cattive idee, non significa fare cosacce col cibo ma essere
dipendenti dall’estetica e dalla condivisione on line del cibo.
Vi spiego meglio.
Compatibilmente con il mio schiavizzante orario di lavoro, io e Sara
trascorriamo ogni tanto una serata fra donne dove ci concediamo una bella cena
fuori.
E immancabilmente, mentre aspettiamo di essere servite, ci divertiamo a
osservare chi siede attorno a noi.
La maggior parte delle persone sapete che fa?
Non conversa, perché richiede troppo impegno, però prende il cellulare
e fa tante belle foto ai piatti che si trova davanti e le condivide in giro per
il mondo virtuale.
È il food porn.
Tutto è partito dalla mania dei food blogger e dei programmi televisivi
con aspiranti (e improponibili) chef: si è passati dalla sostanza all’estetica,
dal buon cibo al cibo di dubbia qualità “ma presentato benissimo!”.
Eh già, perché gli amanti del food porn mica fotografano, per dire, un
piatto di minestrone.
No, in genere la loro idea è largo a cibo da fast food, patatine
fritte, hamburger, dolci, tutto il junk food possibile.
Insomma, si mangia con gli occhi e non con il cervello.
E solo in Italia vengono condivise ogni giorno più di cinque milioni di
fotografie riguardanti il cibo.
Se facessimo altrettanto con un libro,
saremmo il paese più acculturato del mondo!
“Il termine, traducibile come pornografia alimentare, descrive
un'ossessione per il cibo che si avvicina alla pornografia.
Il riferimento alla pornografia è comprensibile se si pensa al tipo di esperienza che essa offre, un’esperienza priva di alcuni elementi sensoriali che solitamente sono stimoli gratificanti per un approccio sessuale.
Il riferimento alla pornografia è comprensibile se si pensa al tipo di esperienza che essa offre, un’esperienza priva di alcuni elementi sensoriali che solitamente sono stimoli gratificanti per un approccio sessuale.
Nella pornografia manca il contatto fisico e gli unici canali
utilizzati sono quello visivo e uditivo, a discapito degli altri sensi quali il
tatto, l'odorato e il gusto.
Il termine, utilizzato nei primi anni 2000 con le condivisioni delle foto dei cibi sui Social, adesso è tra i più inflazionati.
Il termine, utilizzato nei primi anni 2000 con le condivisioni delle foto dei cibi sui Social, adesso è tra i più inflazionati.
Nell'era dei Social è possibile quantificare la diffusione di un
fenomeno in base al conteggio degli hashtag utilizzati, come se fossero
citazioni bibliografiche, e gli hashtag relativi al cibo sono sempre più
numerosi.
L'avvento dei Social, e la possibilità di condividere sulle proprie bacheche
contenuti multimediali come le foto, hanno consentito lo sviluppo di questa
tendenza. Oggi molte persone mettono in atto dei veri e propri rituali di
preparazione del piatto e del tavolo per perfezionare l'inquadratura e
catturare l'immagine perfetta da pubblicare.
Il bisogno di condivisione è spesso dettato dal desiderio di
riconoscersi in una comunità, sentirsi parte di qualcosa, mostrando a tutti -
quasi in tempo reale - ciò che si sta 'per mangiare', purtroppo a volte anche
senza aver la possibilità di condividere con qualcuno, presente fisicamente, il
momento del pasto.
Alcune persone, invece, osservano il piatto senza assaggiarlo e
rallentano anche i ritmi dei commensali che vorrebbero iniziare a mangiare, ma
decidono di sacrificarsi per consentire uno scatto migliore al fotografo di
turno, pregando che la fonduta di cioccolato non torni a solidificarsi in una
barretta.
Guardandoci intorno (o tra i nostri contatti) possiamo notare che le
persone che amano scattare le foto del cibo che hanno ordinato o preparato sono
veramente numerose; le persone trascorrono sempre più tempo a guardare le
immagini di cibi appetitosi, prestando sempre meno attenzione ai cibi che poi
consumano in 3D. (continuate
a leggere qui)”
“C’è sempre più gente che mangia
le crepés fredde e beve il cappuccino senza schiuma perché perdiamo troppo
tempo a fare le foto, invece che fare le cose.”
(Francesco Sole)
Ma diciamocelo, che gusto c’è a condividere centinaia di fotografie (in
questo caso di cibo) in internet?
Costa fatica spegnere il telefono, prendere la forchetta e farsi una
bella “magnata” all’Alberto Sordi e tornare nel mondo vero?
7 commenti:
Più che food porn io lo chiamerei "food id**t" perché p veramente un atteggiamento stupido verso il cibo e il mangiare.
Siamo alle solite: tutta estetica, niente sostanza e troppo social.
Baci!
Dovremmo tutti riflettere. Grazie e buon pomeriggio.
sinforosa
"Se facessimo altrettanto con un libro, saremmo il paese più acculturato del mondo", penso che quiesta frase dica già tutto.
Invece siccome in Italia ci sono tanti stupidi, ecco che fra le varie mode sceme dilaga anche il food porn.
@Olivia Hessen
Tutto troppo in quest'era dell'apparire.
@sinforosa
Dovremmo, ma pochi lo fanno.
@Francesca
Molti italiani hanno adottato "usi e costumi" americani e tra questi c'è anche la stupidità.
Sto spulciando il blog. Food porn. E pensare che da certe filosofie orientale ho appreso a mangiare molto lentamente ché tale lentezza mi permette di dialogare a più voci anche se poi quasi tutti finiscono il primo piatto e passano al successivo quando non al conto. A modo mio. E sia.
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