Adam and Eve (unfinished) 1917-18 Gustav Klimt (1862-1918)
Per tanto amore la mia vita si tinse di viola
e andai di rotta in rotta come gli uccelli ciechi
fino a raggiungere la tua finestra, amica mia:
tu sentisti un rumore di cuore infranto
e lì dalle
tenebre mi sollevai al tuo petto,
senz’essere e senza sapere andai alla torre del frumento,
sorsi per vivere tra le tue mani,
mi sollevai dal mare alla tua gioia.
senz’essere e senza sapere andai alla torre del frumento,
sorsi per vivere tra le tue mani,
mi sollevai dal mare alla tua gioia.
Nessuno
può dire ciò che ti devo, è lucido
ciò che ti devo, amore, ed è come una radice,
nativa d’Araucania, ciò che ti devo, amata.
ciò che ti devo, amore, ed è come una radice,
nativa d’Araucania, ciò che ti devo, amata.
È senza
dubbio stellato tutto ciò che ti devo,
ciò che ti devo è come il pozzo d’una zona silvestre
dove il tempo conservò lampi erranti.
ciò che ti devo è come il pozzo d’una zona silvestre
dove il tempo conservò lampi erranti.
Corpo di
donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio
corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo
come un tunnel.
Da me
fuggivano gli uccelli
e in me
irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene
l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo
della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete,
mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.
(Pablo
Neruda)
Pablo Neruda, Premio Nobel per la Letteratura nel 1941, nasce a Parral
(Cile) il 12 luglio del 1904,
muore a Santiago del Cile il 23 settembre 1973 a causa dell’aggravarsi
di un tumore di cui soffriva da tempo.
Il poeta è stato uno dei più grandi esponenti della letteratura
latino-americana di tutti i tempi.
Le poesie d’amore di Pablo Neruda, sono dolci, intime,
sensuali, i suoi versi richiamano alla mente del lettore immagini uniche, legate
a stati d’animo e ad emozioni profonde, per questo motivo Pablo Neruda è stato
definito un vero e proprio "poeta-pittore"
4 commenti:
Neruda è il mio preferito.
Buona giornata Elettra.
Abbraccio.
Amo Klint e, un pò, mi piace anche Neruda. Saluti e buon San Valentino.
Poesia bella ma triste, l'amore perduto fa sempre male (almeno credo, a me per fortuna non è ancora successo!).
Grazie per questa poesia che non conoscevo.
Baci.
Bellissima poesia di Neruda , profonda e dolcissima.
Un abbraccio cara Elettra , per un buon fine settimana.
Rosy
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